M. Scudo compatirà la scarsa erudizione di questo poverino. È questo, espresso in pochi cenni, e pochi cenni bastano, il modo generale con cui M. Scudo, ajutato dalle formole eleganti della conversazione francese, tratteggia, senza tratteggiare, il carattere della nuova Scuola italiana.
Diremo anche brevemente del modo con cui M. Scudo esamina l'Opera ed i suoi pezzi singoli. Il Critico vero dopo aver definito in modo generale lo stile di un Maestro, ed il posto che occupa nella Storia dell'Arte, si fa a studiarne le Opere, e le giudica partendo da questa definizione. La Scienza in generale muove dall'esperienza, e poi rinchiudendonsi nel suo campo, assegna quelle leggi le quali servono a spiegare l'esperienza medesima. Così il Critico musicale ascoltando le varie Opere di un Maestro, e comparandole, si va formando a poco a poco una nozione di quelle Opere, la quale poi gli dovrà servire come un filo conduttore a classificare e spiegare le Opere medesime. Così l'esperienza e la Scienza si abitano a vicenda. Onde il Critico investigherà come lo stile generale del compositore si adagi in ciascuna Opera, ovvero studierà in qual modo il Maestro abbia concepita una determinata Opera, e come sparga il concetto ne' singoli pezzi. E se nel giudicare della determinazione che la Musica porse alla passione, cadrà, com'è forza, nella sfera de' sentimenti solamente a lui propri, almeno farà testimonio di ricchezza e vitalità di sentimenti. Rimane al Critico quell'altro campo vastissimo della tecnica.
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