Veramente qui sarebbe opportuno di definir bene ciascuna di quelle facoltà per dimostrare che il Mercadante le accoglie tutte nella sua natura di Artista; ma il significato complessivo che in generale si concede alla parola genio ci consente di parlare solamente di questo.
Il genio, ed uso questa parola nel modo comune, benché nella nostra lingua voglia dire altro, è insieme la facoltà che ha l'Artista di rimaner tocco da un soggetto che lo inspira, e quella di saperlo vestire d'un sensibile che lo renda esteriore. Di sorta che nel genio si contengono due elementi, l'uno spontaneo e naturale, il quale non si acquista per studi che uno faccia, e questo è la sensibilità viva che ha l'Artista di assimilarsi il soggetto, e l'altro artificiale e riflesso, che solo gli studi assidui possono fornire, ed è l'Arte di rendere esteriore il soggetto che si prende a trattare. La sintesi di queste due facoltà, una spontanea e l'altra riflessa, genera il genio vero. Ora queste due facoltà non istanno l'una in una tasca e l'altra nell'altra, ma perennemente s'intrecciano e si compenetrano, la spontaneità ajutando la riflessione e viceversa. Onde lo studio della tecnica di un'Arte si rende più facile per l'Artista vero che per ogni altro, dacché quella sua spontaneità artistica lo sforza a domare la natura sensibile, senza di che egli rimarrebbe inattivo ed impotente. Tosto che l'Artista rimane commosso da un oggetto esteriore, e questa commozione, facciamo caso, gli diventi un quadro, l'Artista sente potentemente il bisogno di effettuar la sua idea, e questo bisogno lo rende capacissimo di vincere subito gli ostacoli tecnici del disegno, del colorito, ecc.
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