E con ciò egli fa avanzare da un canto la Musica, e si congiunge dall'altro colla tradizione. I Critici sovente si formano di un Maestro un idolo, e stimano che l'Arte sia durata sin lì, ma da quello innanzi vada giù a rovina. E si pensa ancora che quell'idolo non abbia in se alcuna pecca o imperfezione, onde con lui solo stanno di buona voglia e lieti. Ciò è dimostrazione di poca profondità, di difetto grandissimo, anzi singolare, nell'uso della Critica; e un simile punto di vista è esclusivo, prendendo a considerare solo l'individuo e non l'Arte in generale. Tali Critici lodano a cielo solo il Rossini, e credono non picciol dubbio il risolvere, se dopo lui si trovi altra Musica ed altri Maestri veri, senza conoscere che tutta la Storia della nostra Musica, chi ben l'estima, è legata da un pensiero unico, il quale si sviluppa e cangia di forma, ma pur rimane sempre identico a se, ovvero non patisce alterazione sostanziale di sorta. Di modo che io paragono la nuova Scuola italiana ad un sillogismo, di cui il Rossini è la premessa, il Bellini il termine medio, e il Donizzetti, il Mercadante e il Verdi, ma in ispecie quest'ultimo, formano la conseguenza. Onde l'impulso comunicato all'Arte in Italia dal Rossini da indi in poi si è venuto sino a questo tempo presente continuando conseguentemente. E siccome ogni termine del sillogismo inchiude gli altri, così lodare uno di siffatti Maestri, vale lodar tutti, e lo stesso biasimandone uno.
Che sia tale la congiunzione dei vari Maestri parmi non si possa negare.
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