Il tempo sollecito fa testimonianza esteriore del fuoco della passione, e dell'unità del sentimento che trascina seco l'animo. Queste cose ha sapientemente intese il Verdi, e la Cabaletta per lui non è la creazione di un facile, ameno e scorrevole canto fatto per solleticare mollemente il timpano, ma nella sua Musica, essa, come tutto, è legata al Dramma. Il predominio di un'unica passione fa sì che nelle sue Cabalette regni minor varietà che nel Largo, tanto che in esse scorgiamo una frase sola che si sviluppa, rimanendo a se pari. Ma alcuna volta avviene, per la natura di alcuni sentimenti, che la Cabaletta medesima debba vestire una certa calma, onde andrebbe errato chi pensasse a voler tessere le Cabalette sempre all'istesso modo, e con tempo sempre sollecito. Così operavasi quando la Musica si sviluppava indipendentemente dal Dramma, ma non così opera il Verdi quando l'occasione il richiede. Di fatti la Cabaletta del duetto tra Rigoletto e Gilda al secondo atto, è pacata e scritta con tempo piano, perché la passione che ivi si colorisce, per eccezione alla regola generale, non è della natura di quella che abbiamo enunciata di sopra. È un misero padre che raccomanda ad una donna di custodire gelosamente la sua figliuola, cui paragona ad un fiore purissimo. Come ognun vede è questo un sentimento sereno che richiede il colorito a lui conforme. Alcuni tacciano il Verdi di non saper creare facili e scorrevoli Cabalette. Io ne convengo, quando per Cabaletta si voglia intendere un motivo su cui si possa agevolmente danzare.
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