Io credo che nessuno vorrà pensare altrimenti, se già non fossero coloro che fanno uso di Critica alla M. Scudo.
Un'altra accusa si muove di frequente contro il Verdi, la quale il rimprovera ch'egli ponga bene a tortura le gole de' cantanti scrivendo di Musiche oltremodo acute, e che in generale nelle sue Opere il canto non tenga il campo come il tengono le grida laceranti. Dicesi ch'elle dimostrino uno strumentale che ingrossa e fa opera di opprimere il cantante, e questi che alla sua vece fa ogni suo potere per liberarsi di quel nemico, a conseguire il quale scopo gli è mestieri l'urlare a gola piena. Nel qual proposito dirò che, se da queste querele venisse a togliersi il soverchio che aggiungono sempre i Critici esclusivi, si potrebbe affermare che la Musica del Verdi in generale sia in vero più acuta e più ricca dello strumentale, che non quelle degli altri Maestri italiani, ma non sì che a' cantanti non riesca punto il cantarla, né che lo strumentale dia nello strombazzante: salvo sempre gli eccessi a cui alcuna volta si lasciano andare fuor di modo tutti i Maestri ne' loro nuovi trovati, ed in cui senza fallo anche il Verdi cade. Ora, che la sua Musica sia quale l'abbiamo detta, cioè acuta e piena di strumentale, è questa una necessità ed un pregio, anzi che un capriccio ed un difetto; il che parrà manifesto a chi intese bene il precedente. Di fatti nel momento in cui la Musica si sviluppava come indipendente dal Dramma poetico, e si racchiudeva tutta in quel suo ideale, l'Amore, i canti dovevano essere per necessità teneri e soavi, ed avere alcune note dolci e diciam così sommesse; dappoiché l'Amore ideale è soddisfazione intima dell'anima, e come tale è sereno, rassegnato e non mai commosso a turbamento.
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