Una malinconica ed affettuosa romanza leva il Trovatore dentro le scene. Leonora che ne ascolta la voce scende da' suoi veroni, e per l'oscurità della notte credendolo il Trovatore, volge al Conte di Luna, che ivi si ritrova, parole di amore. All'apparire del Trovatore ella intende l'errore, e lo strumentale rivela l'affanno ed il giubilo di lei nel rivedere quella cara persona; e qui note ansanti ci avvertono della commozione che ferve in quegli animi e che scoppierà terribile. Onde il concetto dell'Opera, mancato alquanto, viene ivi ricordato. Termina il primo atto con un terzetto, il quale tiene i pregi che i pezzi concertati del Verdi sempre racchiudono. Ivi da un lato sono due anime che si amano e si confondono, dall'altro un uomo invido di quell'amore e geloso, ed il Verdi di fatti dà al Conte un canto isolato e pieno di carattere, ed a' due amanti un istesso motivo. E questo del 1° atto.
ATTO II. Il secondo atto incomincia con un coro di Zingari. Qui la Musica del Verdi è una fievole rappresentazione di questo popolo feroce. Bello è il canto trovato dal Verdi, bene istrumentata la scena, ma senza carattere, e quella canzone ogni sorta di lavoratori potrebbe alzarla; né tal coro può poi rivelare il concetto profondo dell'Opera.
Segue la ballata di Azucena ed il duetto con Manrico; e qui c'incontriamo nel secondo gran pezzo del Trovatore come avvertimmo innanzi. In questa ballata si legge la fierezza di colei che la canta, le grida del popolo ed il lutto della scena che si descrive.
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