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      Quando incomincia il racconto a Manrico due sentimenti si manifestano in lei: il dolore della madre condotta a morire, ed il fiero dispetto contro chi ve la menava. Questo si rinviene più nelle sue note accentate, ed il dolore d'altra parte nel piangere e nel gemere sommesso e costante che fa l'orchestra coi violini. Canto ed orchestra armonizzano e ci danno intero l'animo di Azucena. Che se qui si volesse esaminare per minuto, a ciascun verso si troverebbe carattere nella Musica. Al secondo verso la Musica come il sentimento è temperata e piangente, al terzo più vibrata; al quarto si addolcisce, e vi domina più il dolore della Zingana che la madre non sia pervenuta a benedirla; al quinto e sesto v'è di nuovo ira e dispetto. E si noti che qui lo strumentale come è costume del Verdi si bipartisce: una parte piange ed un'altra muove un suono luttuoso. Al settimo un grido innalza la Musica, ch'è quello della vendetta, ed all'ottavo le note basse mostrano come Azucena si posa nel continuo pensiero della vendetta, e che vana non sarà la preghiera della morta genitrice. Interrotta dalle premurose domande di Manrico, ella dice con note piene di fuoco, che rapì il figlio del Conte e lo trascinò sin dove ardeano pronte le fiamme; ma nell'avvicinarsi al rogo, il pianto del fanciullo la intenerì; e questo pianto odi nell'orchestra; mentre il canto tenerissimo mostra che la pietà purificava quell'abbietta. Poscia appare alla sua commossa mente la madre sospinta al rogo, e questa visione viene espressa dall'istesso motivo della ballata susurrato dall'orchestra, perché quella scena, che ivi narrò la Zingana, le si fa dinanzi.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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