L'orchestra sempre più mossa rivela il sentimento ferale che di nuovo invade quell'anima, nel rammentare degli sgherri e del supplizio, e nell'ascoltare come vivo e presente il grido, mi vendica. Il sesto e settimo verso sono da lei detti con canto forte e declamato, ed avvolti nel fragore sempre crescente nell'orchestra; e ne' versi seguenti in cui si consuma il delitto, le grida di Azucena si confondono collo strumentale, e formano un tutto terribile che fortemente scuote l'animo. Ma infine quando ella si accorge che invece del figliuolo del Conte lanciò nelle fiamme il proprio figliuolo, grida disperate innalza e ripete ella, grida di orrore e raccapriccio solleva Manrico, e lo strumentale li avvolge entrambi nel suo fragore solenne. Le note che cupamente basse seguono e si vanno perdendo, mostrano che ad Azucena va mancando la parola per l'orrore e il dolore che le opprimono l'animo, e fanno sì che le chiome le si drizzino sul capo. È vano dire quanto il racconto di Azucena armonizzi col concetto dell'Opera: la Zingana è uno di que' caratteri dalla cui esatta dipintura scaturisce direttamente il concetto generale, ed in questo pezzo e nella ballata bene si determina il terribile dell'Opera. E di fatti il Verdi sceglie le note della ballata, e ripetendole in appresso ci desta questo sentimento predominante.
Pieno di dignità il largo che segue, ha del resto il difetto di non armonizzare con la scena ferale a cui si innesta, e però col concetto dell'Opera. Il Verdi ha pensato in questo punto di menare innanzi un canto qualunque ed isolato.
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