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      E nella scena fra questi due personaggi il Verdi ha saputo con mirabile strumentatura farci obliare la lunghezza di un noioso recitativo dal Poeta ivi collocato. In generale l'aria della Zingana è qui senza concetto e senza novità: di fatti il suo largo non spira il carattere di quella fiera donna che movea in traccia di Manrico non per amor di lui, ma per serbarlo ad un fratricidio. E qui forse il Poeta colle sue affettuose e gentili parole non poco danno arrecò al Maestro. Quelle note dolci, tenere e soavi male a proposito sono dettate da una donna sinistra. Anche nella cabaletta non v'è il cruccio e il dolore di chi scoverta, incatenata e condannata alla pira, vede che non potrà compire quella vendetta che la madre morendo le impose; e incatenata da quell'uomo ch'ella più d'ogni altro avea in odio!
      Il breve terzo atto termina coll'aria di Manrico composta di un bellissimo largo pieno di varietà e di sentimento: sono tre strofe ognuna delle quali ha la sua Musica, se non novissima, almeno corrispondente al sentimento che vogliono esprimere e formante unità: è la stess'anima combattuta da vari affetti. Conchiude una cabaletta assai mossa ed in cui sta il fuoco e la deliberazione di un'anima ardita che vola a salvar la madre trascinata a morte. Bellissimo è il passaggio dalle prime note piene di slancio a quelle con cui Manrico si volge teneramente a Leonora: cangia il sentimento e si addolcisce la Musica. Questa cabaletta, quantunque bella, non è poi cosa da farne gran rumore, ché altri pezzi, altri coloriti formano il grande Artista e non una scorrevole cabaletta.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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