Leonora sente mancarsi, il suo dolore deve crescere, e condurla a disperata deliberazione; ed i nuovi e continui tocchi della campana a morte ed il Miserere che prosegue lento e solenne tornano ancora a far rompere quest'anima nell'affanno. E qui mentre piange Leonora, un'altra volta ascolta la voce di Manrico che le parla del suo amore, e dandole un ultimo addio le raccomanda non scordarsi di lui. Placide, rassegnate e pur dolenti sono le note che il Verdi ha messo sui primi due versi della romanza: sul terzo verso la nota ascende e discende, e significa la preghiera disperata e tenera di un misero, il quale altro bene non chiede fuori della ricordanza di chi tanto amò: sul quarto verso la nota sommessa, poi alta, e di nuovo sommessa, indica lo stato di quell'anima che or geme, or si dispera di dover abbandonare la sua Leonora; a cui ella risponde ripetutamente da fuori, Di te scordarmi, con note tali, che dicono: e' fia possibile? I canti fin ora isolati s'intrecciano, ed i rintocchi della campana, il Miserere che s'erge al cielo, Manrico che esclama, Non ti scordar di me, ed ella che risponde Di te, di te scordarmi, formano un assieme che conduce gli spettatori a piangere sulla sorte infelice di quelle anime belle ed amorose. Un inno dovremmo levare noi spettatori a quel Maestro, da genio divino inspirato, che con tanta verità, profondità, semplicità e calore seppe ritrarre una scena compassionevole e terribile. In questi pezzi e non ne' canti da strada il Verdi rivela la sua grandezza.
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