La salvezza che gli reca Leonora non può venirgli che ad infame prezzo, la virtù di Leonora è inconcepibile da un morente, e Manrico con terribili imprecazioni ne fa spregio. È mirabile l'arte con cui il Verdi ha intrecciata quest'ultima scena. Mentre Manrico compreso di sdegno ripete le parole:
Ha questa infame l'amor venduto,
Venduto un core che mio giurò
ella esclama con note che esprimono il dolore di chi avea a guiderdone del suo sacrifizio la bestemmia dell'amante:
Ahi come l'ira ti rende cieco,
Ahi quanto ingiusto crudel sei meco!
E quando Manrico posa da que' rimproveri, ella con note ansanti lo scongiura di scampare alla morte. E dice:
Ti arrendi, fuggi, o sei perduto,
Manrico disperato grida, infame, ed ella seguita:
O il ciel salvarti soltanto può,
e Manrico disdegnando una vita che gli viene dal rivale, da una donna che non poté in quell'istante pregiare appieno, rompe di nuovo nelle imprecazioni di sopra. Ed è bellissimo che mentre furioso ripete i due versi accennati, ella l'interrompe a mezzo, dicendo quasi senza respiro, io vo' salvarti.
In questo mentre s'ode la voce della Zingana che in sogno ricorda i monti ed il liuto, e ripete la canzone con cui s'addormentò: questa voce soave e quasi godente, forma un bellissimo contrapposto col piangere e col bestemmiare che in modo terribile si fa da un'altra parte. Manrico a non turbar la quiete della madre, con voce più bassa, ma sempre disdegnosa, continua a fare strazio di Leonora, e poscia a misura che la misera lo sospinge a fuggire, egli con grido disperato ed acutissimo esclama:
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