Prima di chiudere questo discorso ho in animo di avvertire i miei lettori, poiché pare che si richieda, che vadano cauti nel giudicare una composizione che un Maestro come il Mercadante ha formato a maravigliosa eccellenza con singolare studio, perché non prima bisogna giudicare, che si fosse versato negli studi i quali rendono instrutti della Critica musicale. In cosiffatti ragionari egli è mestieri procedere, come dicesi, co' calzari di piombo, la spensieratezza potendo esser cagione di opinioni poco meno che falsissime. Non che tornino a pregiudizio del Mercadante le sentenze spacciate a sproposito, ma dico ciò solo per amore del prossimo, e per ovviare che appresso gli stranieri, e massime gli Alemanni, studiato il lavoro del Mercadante e trovatolo classico, com'è, venga poscia deplorata ragionevolmente la nostra temerità, e rimproverato il mal vezzo, che ci conduce a disistimare sempre le glorie viventi. Non parlo di quelle voci che accusano il Mercadante di poco riguardo verso il Zingarelli per aver osato scrivere un nuovo Miserere, imperocché, se di tali ciance li potesse fare alcun caso, seguirebbe che la nostra Musica non dovrebbe punto differenziarsi da quella degli uomini che non avevano uso di vestimenta. Ma, in proposito de' giudizi predetti, giova l'osservare che la Musica moderna, e più volentieri la Musica sacra, non possono venire a bella prima intese appieno. Di fatti la Musica moderna essendo riflessa e rispondente al Dramma, richiede nell'ascoltante pari riflessione ed attitudine a saper studiare le connessioni tra il fondo poetico e la forma musicale; laddove nell'addietro per comprendere le facili, indeterminate ed indipendenti melodie non si richiedeva che un animo spontaneamente musicale.
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