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      Dico ciò perché tutto giorno si ripete, che un lavoro bello debba intendersi con una sola udizione, e che in fatto di Arte si debba sentire soltanto e non pensare; di sorta che i lavori in tanto sieno belli, in quanto sono creduti essere da chi li ascolta una sola volta. Coloro che asseriscono ciò s'ingannano ad ogni modo, e questo falso principio ha fatto sì, che noi Napoletani ci siamo ridotti al termine di smettere sovente le opinioni adottate nell'udire poche volte una Musica; perché, dopo ripetute rappresentazioni, quella Musica non dico non ci riusciva cosi disgradevole come a principio, ma perveniva a commuoverci interamente e con profondità. Che l'errore ci sia di ammaestramento, e facciamo di esser prudenti nel giudicare la composizione di un Maestro, il quale coi suoi lavori tiene ancor vivo in Europa il nome napoletano, e conferisce alla gloria della nostra Storia artistica.
     
      Conchiusione
     
      LA Musica attende adunque un grande e novello Artista. Dove sorgerà quest'Astro dell'Avvenire? Forse non nelle selve teutoniche, luoghi prediletti del ritiro scientifico e dell'armonia musicale; forse non nelle piazze e nei saloni parigini, ove convengono Artisti desiderosi di pingere quella lussureggiante realtà, quella vita mobile che loro si spiega dinanzi; forse non nel mezzo del Popolo inglese, poi che quella ragione che il fa grande, industrioso, commerciante, macchinista, marinaro, economista, lo rende poco acconcio alla Musica. L'Inghilterra è la materia, il piedistallo su di cui riposa la Statua mnemonica che il sorgere del raggio mattutino fa sciogliere in cantici melodiosi.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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