Ov'è gittata cotesta Statua maravigliosa? Lasciate che io mi rivolga infine alla Patria mia, e scovra di sotto al terreno inaridito la semenza avida e prolifica. Ci resta, ancora ci resta un'arpa con cui conquidere l'animo dell'Umanità, e tenere un primato tra i primati delle altre Nazioni. Oggidì alla Musica dobbiamo se il nome nostro suona inteso sin nell'America, onde stringiamoci a quest'Arte e adoperiamoci a suscitare i suoi progressi; che se altri perverrà a strapparci la corona dal capo, noi potremo rassegnarci a scendere per lungo tempo sotterra. Non per cieco amore nazionale, ma pensatamente io dico che l'Italiano può reggere i futuri destini dell'Arte musicale, poi che egli porta nell'animo un fiume di melodia, essenza della Musica, e conserva la tendenza riflessa e scientifica, non smentita dalla nostra Istoria. Il suo facile e duttile ingegno il rende capace di acquistare ciò che gli manca e di temprare vieppiù l'acciajo della meditazione; ma gli stranieri per sforzi che facciano non sveglieranno nel loro petto quella melodia che sgorga libera e spontanea di natura.
Associando il nome italiano ai fati dell'Arte musicale noi il renderemo caro all'universale, siccome agli animi di tutti parla quest'Arte divina, e ogni angolo della Terra si commoverà al suono della nostra favella. La Musica allegra il cammino al viandante, conforta la paura del notturno viaggiatore, ricrea gli ozi, eccita e calma il furore delle battaglie, sveglia e rinfoca gli amori, e governa nei profumati salotti del grande come nella modesta dimora del plebeo, poi che quegli vuol fuggire il fastidio degli ozi vergognosi, e questi consolare le angosce immeritate che desolano la sua vita.
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