A questo modo voi tornerete quasi a creare l'Opera originale che riproducete, e altrimenti operando affogherete la Musica nei cespugli. Via da noi dunque questo strascico d'ingombri fastidiosi; brilli solo il canto vero, espressione schietta dell'intimo sentimento, e colle forti situazioni tuoni e non vagisca la Musica moderna.
……………….E chi mi trasseA questo ballo mascherato, dove,
Sa mai per generoso impeto io levoIl vel mentito che m'affligge il volto
E sillogizzo un franco ver che tuttiHanno nel core, mi deridon tutti?
ALEARDI.
A conferma della necessità di modificare il Melodramma nell'avvenire, della qual cosa abbiam tenuto discorso in questo libro, io voglio trarre un esempio dalla recente rappresentazione del Boccanegra. In quest'Opera s'incontrano alcuni pezzi di singolare bellezza, i quali fanno maravigliare della profondità che accompagna l'Artista pensatore, ma ve n'ha poi qualcuno, oserei dire, poco degno del Verdi. Tali sembranmi, a maniera di esempio, la cabaletta del soprano e quella del duetto fra soprano e tenore al primo atto, le quali a parer mio son leggiere d'assai. Si potrebbe dire che sia sconveniente il volere profondità ad ogni piè sospinto, e che semplicetto e gentile debba essere il canto di una tenera orfanella che si abbandona alla gioja nell'udire la voce del suo amante, e simili cose. Egli è vero, ma in quelle cabalette è frivolezza anzi che semplicità, in forma che a me pare quasi di udire un'eco di quella scuola di cui abbiamo detto nel parlare della Musica moderna: oltre di che noi dimostrammo quale serietà debba vestire eziandio l'ingenua passione quando appartiene al mondo della Tragedia.
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