Queste cose io affermo per estendere un parallelo tra due tendenze, l'una della Musica e l'altra dell'Arte di rappresentare, ma non mai per porre in paragone il Verdi con la Ristori. Intendo bene che tra questi due nomi corre quell'istesso abisso che separa un'Arte intima, la quale si dirige al cuore, da un fare estrinseco, ammaliatore degli occhi soltanto. Inoltre le due tendenze sono paragonabili solamente in un certo senso, e del rimanente si differenziano di gran lunga; imperocché l'una, dico quella della Musica, fa che questa volga all'Arte nobile, universale e suprema della Parola, di guisa ch'ella segna un eccesso in via di progresso, dove che l'altra tien modo che la declamazione scenda alla Mimica artefatta, e debbe tenersi come un eccesso in via di regresso. Arrogi che nel Verdi cosiffatto procedere è avvenuto accidentalmente e in un solo momento, dove che nella Ristori è maniera o scuola oltre ogni dire costante e falsa.
Mi si perdoni se recando quest'esempio ho sconfinato alquanto dai limiti segnati dalla materia del libro; ma trattandosi di un'Attrice che occupa l'animo dell'universale, io non poteva rimanermi dal dimostrare la mia osservazione, e dal prevenire alcune obbiezioni possibili. Del resto io non ho notato che un solo dei vizi co' quali la Ristori offusca la bellezza dell'Arte, e quello che si poteva paragonare ad una tendenza nociva alla Musica. Gli altri difetti per altro si possono tutti ridurre ad una categoria generale, perché scaturiscono sempre dalla contraddizione fra l'Attrice e l'opera di Arte, la quale contraddizione appresso la Ristori si manifesta così nel gesto come nella declamazione oratoria propriamente detta, ovvero nell'arte di dire il verso.
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