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      Il Fato d'Italia consenta che tosto si levi un Attore grande e moderno, il quale sfanghi da' materiali ingombri, e illumini le masse colla purità dell'Arte.
      Nella Musica, del pari che nell'Arte della rappresentazione, è da seguire la parola con fare largo, di sorta che si colga il concetto generale della strofa e questo si renda colle note, acconciandole a seconda delle parole individuali, in guisa però che non venga turbato lo svolgimento della frase fondamentale, la quale nelle sue trasformazioni deve eziandio permanere uguale a se. Né in ciò v'ha contraddizione, perché il concetto generale è formato dalle singole parole, e queste per l'inverso non sono che determinazioni di quello.
      Ritornando in via dico che l'errore di seguire troppo prosasticamente la Natura o il Dramma, errore ch'è conseguenza di pensiero e di scopo nobile, io concepisco possibile nel Verdi, ma non mai che la sua Musa robusta e severa dia nelle inopportune sdolcinature. Non posso credere che il Verdi abbia voluto con ciò carezzare e adescare l'universale, perché non è suo costume, né è natura ne' Sommi. A lui adunque è venuta meno l'inspirazione? Ma perché? Quando un grande Artista erra, affrettiamoci da prima a vedere se è scusabile o spiegabile il suo fallo, anzi che muovergli vani rimproveri.
      Tra i casi di convenzionalità esteriore o artificiale che si trovano nel presente Melodramma, è stato ripetuto a sazietà quello di un'amante che rompe in un'allegra cabaletta udendo di lontano la voce del suo amato.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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