A proposito del Boccanegra voglio esporre un'osservazione che io ho sempre fatto assistendo alla rappresentazione dei grandi lavori di Arte, ed è, che spesso il pubblico napolitano resta morto dinanzi alle vere bellezze, e dà in furore su' frivoli motivetti. Così i larghi in cui vi ha intimità di passione, rimangono inosservati, e le cabalette frivole danno il farnetico. II che nasce da un educazione artistica poco profonda, e dal vezzo di muovere in teatro senza brigarsi più che tanto di quel che avviene sulla scena. Se la Musica oggidì segue la Poesia, se il suo pregio più grande è nel renderla convenientemente, in qual modo può intendere la bellezza di un pezzo colui che non sa l'idea che esso è destinato a rivelare? Oltre dell'educarsi collo studio dei grandi lavori dell'Arte in generale, profittevole di assai sarebbe adunque il costume di seguire la Musica col Melodramma alle mani, senza di che si rimane spensierato in teatro, e solo si dà segno di vita quando una brillante cabaletta viene a titillare il timpano. Ma qui mi dirà alcuno, che si va in teatro per uccider la mattana, per sollazzarsi festevolmente, e che la bella Musica sia quella che abbia dovizia di motivi che si possano agevolmente canterellare dopo una prima udizione. No, no. Il Teatro è scuola, è Tempio dell'Arte, anzi che vuoto passatempo. Se non altro vi solletica che il leggiero divertimento, andate pure a strisciare nei profumati salotti del nobile, pascetevi di basse dilettanze e beatevi alla vista di procaci pose, ma non venite a contaminare la maestà dell'Arte.
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