Convengo che si trovino essere alcuni Maestri capacissimi di portar giudizio sul valore estetico di una Musica, il che avviene non pure perché li soccorre una grande spontaneità e profondità di sentimento artistico, ma bene anche perché eglino hanno elargato il campo delle loro conoscenze mediante gli studi letterari. A cagione di quella profondità, parrebbe che i grandi ingegni creatori dovessero essere giudici in fatto di Arte, ma si badi che altro è fare e altro è criticare; e che gli Artisti di prim'ordine sovente veggono l'Arte solo nella determinazione che essi le hanno data, e malagevolmente l'esclusivismo del sentimento li rende acconci a svestirsi della loro potente individualità, per adagiarsi pieghevolmente nelle altrui forme, e valutarle.
Adunque io riassumo e dico che, salvo le accidentali eccezioni, i Maestri non possono sentenziare sul valore, diciam così, sentimentale di una Musica; imperocché i grandi veggono di troppo se nell'Arte, i mediocri non intendono la profondità poetica del Dramma o altro, e gli esecutori, come esecutori, sono allo spesso macchine; e se non sono tali, il cuore li domina solamente e non il cuore collegato colla Ragione calma ed esperta. In questa credenza mi ha condotto non pure la mente, ma eziandio l'esperienza quotidiana. Classificare un'opera di Arte è ufficio del Critico, il quale ha un'anima unicamente per renderla cedevole a tutte le razionali forme del Bello, ed una Ragione usata allo studio dei grandi lavori artistici e guidata dalle regole assolute della Scienza dell'Arte.
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