Tristano Martinelli
PREFAZIONE
Una Prefazione, l'ho detto altra volta, fa sempre un gran piacere - quando finisce.
Arlecchino domandato come si trovava nel bagno, si vuole rispondesse:
- Bene, ma un po' umido!
Il lettore interrogato: - com'è la Prefazione di Jarro all'Epistolario d'Arlecchino potrà rispondere:
- La migliore e più nuova di tutte le Prefazioni, poichè non è stata scritta!
Per un lietissimo, fausto avvenimento, (le nozze Bemporad-Padovano) pubblicai il mio studio su l'Arlecchino Martinelli la prima volta coi tipi dell'Arte della Stampa e col titolo L'Epistolario d'Arlecchino. Mancano però tutti i documenti nella prima, splendida edizione che era preceduta dalla seguente lettera.
Al Cav. Enrico Bemporad
CARO AMICO. - Immagino che dicano molti: nel matrimonio non c'è di bello che il primo giorno - anzi il giorno prima!
E ciò può esser vero - in mille matrimoni. Ma quando un vincolo affettuoso unisce due anime, due intelligenze, due cuori che racchiudono squisitissime doti, nel matrimonio è attuato un ideale di felicità - forse il più bel sogno della vita.
Nel giorno in cui la sua amatissima, vezzosa sorella Ada, fiore di leggiadria e di gentilezza, esempio di bontà e soavità di carattere, di vivo ingegno, si unisce in matrimonio con il signor Armando Padovano, valoroso e brillante ufficiale, io, caro Enrico, ho voluto come suo amico, come suo peculiarissimo estimatore, darle prova di un'amicizia che in me non verrà mai meno. E non ho potuto astenermi - forse sono stato troppo arrogante - dal voler prender parte anch'io, per l'affezione che nutro verso di Lei, alla gioia che oggi consola la sua famiglia.
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