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      Vero è che gli elogi prodigati al defunto non gli si ripeterebbero, s'egli avesse l'imprudenza di uscir dalla tomba.
      Che occorre perchè i giornali, tutti concordi, dicano bene di voi?
      Una cosa semplice (per gli altri, se non per voi):
      - Morire!
      I morti son sempre buoni a una cosa: a servirsene per cercar d'ammazzare i vivi.
      Quando muore un critico, un romanziere, un poeta, un artista si dice è morto l'unico critico, romanziere, poeta o artista: o, almeno il più grande: gli altri che restano possono andare a riporsi: il giorno della loro morte saranno essi collocati sull'altissimo piedistallo.
      Poi avverrà la destatuazione a benefizio di altro defunto.
      Fino per far dispetto a certi ricchi, non sapendo in che altro modo combatterli, quando muore uno di loro si scrive:
      - È morto l'ultimo dei gentiluomini!
      Quest'ultimo dei gentiluomini muore regolarmente una volta il mese, quasi in ogni città d'Europa: il che vuol dire che il posto rimane per poco vacante.
      I giorni che seguono la morte sono, per alcuni, a così dire, i migliori della vita - stante l'abbondanza de' complimenti mortuarî. E i letterati, o pseudo letterati, sono affettuosissimi - come becchini. Colui che sino a ieri era un plagiario, un abietto libellista, l'uomo più contennendo, già che oggi è morto, doventa l'"illustre" il caro amico e, anzi, l'"indimenticabile maestro"!
      Il defunto era oberato di debiti (contratti prima della morte s'intende) e si legge che finalmente ha reso - l'anima a Dio! Ciò ne prova l'onnipotenza: Dio era il solo che potesse farsi rendere da costui qualche cosa!


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L'epistolario d'Arlecchino
(Tristano Martinelli 1556-1631)
di Tristano Martinelli
Editore Bemporad Firenze
1896 pagine 61

   





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