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      D'un altro si legge che la letteratura ha fatto con la morte di lui una perdita grave: ed è vero - poichè pesava oltre 100 chili: - meno d'un volume di A. o Z. - levatane la carta.
      Dalle Lettere di Arlecchino risulta, secondo accenno in appresso, la incorreggibile e fierissima vanità degli artisti; vanità contagiosa a chiunque ha una parte, sia pur lieve, nel piccolo mondo istrionico.
      Mi rammento che dovea farsi una pantomima: si cercavano uomini che formassero insieme un elefante.
      Si trovarono uomini, che erano stati elefanti in vari teatri, ma tutti volevano le prime parti, cioè far le gambe davanti: credevano abbassarsi nel far le gambe di dietro!
      È una parte che vuole studi seri e i movimenti sono difficili. Uno solo lo comprese, accettò e volle far, anzi, la gamba di sinistra e la coda: la gamba di destra la lasciò a un suo scolare.
      Chi ama l'Arte non ha ambizioni inconsulte!
      Ma è retto dalla vanità il piccolo mondo istrionico: da non confondersi col gran mondo, sebbene in questo gli sia al tutto somigliante.
      Un'altra osservazione. Pochi de' nostri antichi celebri attori scrissero; ma con semplicità e acume: diversi in ciò da varî de' nostri celebri attori moderni che dopo aver acquistato fama ripetendo le belle cose scritte da altri, hanno voluto acquistarne un'altra coi loro spropositi.
      Nè ciò fu male: così ci hanno divertito in due modi!
      Non dico altro: ho detto forse già troppo?...
      JARRO.
     
     
      I
     
      Non ci sono oggi più maschere ne' Teatri: sono per tutto.
      Arlecchino è il personaggio del nostro tempo?


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L'epistolario d'Arlecchino
(Tristano Martinelli 1556-1631)
di Tristano Martinelli
Editore Bemporad Firenze
1896 pagine 61

   





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