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      Il profeta Balaam non è il solo che sentisse parlare un asino. Domandatene agli stenografi.
      Nè dobbiamo poi esser troppo ingiusti in politica. Un rispettato, se non rispettabile, "funzionario" mi diceva:
      - Mi s'accusa di esser mutabile, incostante.... Al contrario non ho cambiato idea: voglio e ho sempre voluto restar prefetto!
      Certi uomini, non dico arlecchini, politici, io li comprendo: se oggi manifestano un'opinione, domani un'altra, è perchè temono annoiar il pubblico, ripetendo sempre la medesima cosa.
      Mi rincresce sovente che Arlecchino non viva più: non abbia assistito a tante nostre belle invenzioni - per esempio a quella dei fiammiferi, sebbene più facile che l'accenderli sia oggi il rimanere accesi dalle vignette sopra le scatole.
      Ma io son qui per parlare dell'Arlecchino Tristano Martinelli.
      Leggeva, non è molto, nel nostro Archivio di Stato, alcune lettere di comici, cantanti, ballerini, pittori di scene, maestri di musica del secolo XVII. Tutte queste lettere sono indirizzate a Sovrani, e provano come l'occuparsi delle cose dell'arte, che sembra oggi affare di nessun rilievo, piacesse per secoli a chi attendeva a governare il mondo. In tutta l'Europa, sin dal 400, i Sovrani, le dame, i cavalieri si occupano nelle Corti delle rappresentazioni teatrali e arriviamo al nostro secolo, in cui vediamo Napoleone I a Mosca, tra le vicende delle guerre, e le cure della diplomazia, dettar lo Statuto, tuttor vigente, della Comédie-Française. E dire che oggi ci sono.... sto per dire.


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L'epistolario d'Arlecchino
(Tristano Martinelli 1556-1631)
di Tristano Martinelli
Editore Bemporad Firenze
1896 pagine 61

   





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