Ciò che ad Arlecchino sembrava sconcio, da attribuire alle "maledette ambitioni di tutte le comiche," oggi può sembrare ad un critico imparziale voglia assai modesta.
Noi abbiamo donne, quinquagenarie, che si ostinano a voler far sempre le parti di prime donne, e, più che gli anni trascorrono, più si attaccano alle parti di ingenue, di pudibonde verginelle, di languide amorosette, di vaporose castellane da idillio! E con una perseveranza degna di miglior causa, non danno tregua, un giorno, o a meglio dire, una sera nell'anno, sia pure il più bisestile, ai pubblici annoiati, e sazii, di tutta Italia. Anzi, confiscano, contro ogni attrice giovane e promettente, tali parti. Ciò accade sopra tutto nelle Compagnie, ove la prima donna e il capocomico sono moglie e marito, formano un'unione, tutt'altro che fortunata.... per il pubblico: o, a dir più reciso, formano un'aggressione contro il pubblico!
In quanto a me, se debbo dire su questo la mia opinione che nessuno mi domanda, vorrei poter sostenere con autorità che, come l'amore è proibito alle ragazze minorenni, così fosse proibito, e sarebbe maggior giustizia, anche alle donne quinquagenarie, magari su la scena! È grottesco veder un giovane attore, che sospira parole di dolcezza, e adora, come l'ideale d'una giovanile passione, l'avanzo di molte e attive campagne: ammetto pur tutte gloriose. Si dovrebbe conferire con ogni solennità a certe prime donne la medaglia al valore, che esse hanno certo guadagnato con numerosi fatti di guerra - e accomiatarle una buona volta, dopo la solennità, dal palcoscenico allorchè l'età loro è doventata un vero problema di matematica - fondato su la sottrazione.
| |
Arlecchino Italia Compagnie
|