In quanto a voi, in particolare, dovete tenervi per assicurato che tutta l'Arlecchineria se ne ritornerà contenta del re, mio signor figlio, e di me....
Un accenno, e importantissimo anche questo per la Storia dell'Arte, troviamo in una lettera del Martinelli circa le recite de' comici antichi date al pubblico.
Da Fontainebleau scrive il 14 ottobre (1613):
Staremo qui fino a ognisanti, et poi a Parigi, dove reciteremo in pubblico: quello sarà il magior guadagno.
Ciò indica che gli spettatori affluivano numerosi alle commedie: e che i prezzi erano assai alti, per quel tempo, come vedremo.
E continua:
Sin ora mè stato donato sei vestiti, tutti interi, con i ferajoli fodrati di felpa, et denari, sichè sin hora io ho avanzato mile et due cento ducatoni.
Circa cinquemila franchi, dacchè aveva appena cominciato questa gita in Francia e aspettava maggior guadagno.
In altra lettera, parlando del duca Emanuele di Savoja, ha alcune linee preziose, da cui si ricava com'eran pagati i comici: qual era il prezzo del biglietto d'ingresso a una recita.
Gli fecimo (al Duca di Savoja) una comedia, la quale gli piacque assai et ne fece fare altre sei comedie a Torino et, in termine di 13 giorni, ne spedì con ducatoni 400, et 100 ne diede il duca di Nemours (in tutto circa duemila franchi): ce ne venissimo a Lione, dove anco questi S.ri hanno voluto 4 comedie in pubblico. Abbiamo fato pagare 10 soldi, che sono 33 de' nostri, per persona; in 4 comedie abiamo fato ducatoni 220 in circa et sobito gionti il Tesoriere di S. M. ne diede D.t 1200 in oro (circa 11 franchi l'uno) sichè le nostre cose sono pasatte meglio di quello che io credevo: dimane noi partiremo per Parigi.
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