D. V. A. S. Umil.0 Servo et Compadre
TRISTANO MARTINELLI.
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Lettera del MARTINELLI al Duca di Mantova.
Al Ser.mo Compadre, nipote di mia Comadre, chi è fratello di mia Comadre, chi è sorella di mio Compadre, chi è figliol de mia Comadre, chi è Comadre della Comadre, chi è moier de suo Compadre.
Car.mo Comp.
Per venire alla conclusione di questo nostro non cominciato ragionamento faciamo fine facendogli sapere quello che legendo qui la intenderà, noi se lamentiamo assai della compadresca Signoria vostra avendovi noi scrito più volte dandovi nova della nostra Arlechinesca persona e lui non si essere mai dignato di risponderci cosa che molto ne a dispiaciuto con tuto ciò non abiamo volsiuto mancare con locasione del nostro S.r Secretario, quasi inbasa dorato di darvi raguaglio di noi et della nostra anci vostra Comp.a la quale desidera sumamente di vederla presto, qui si guadagna onestamente alla stanza, S. M. gusta stroniamente della Comp.a contra a ogni ragione per avere dei papagalli che recitta, basta sia come si voglia S. M. è satisfata. circa al venire a Man.a ci veniremo quanto più presto si potremo sbregar di qui et alla più longa sarà come si partemo di qui per venir costì, più presto io credo che non potremo essere da voi però compadre mio caro portate paciencia se non ne potete vedere prima che non siamo da voi, gli do poi nova che S. M. Mascolino è nostro legitimo compadre et sua sorella Magiore che va Regina di Spagna è Comadre per un figliollo che mi hano tenuto a batesimo siche il re picolino di Spagna sarà Compadre di Arlechino al suo dispetto, io mi ho poi da lamentare asai della vostra persona circa al mio privilegio il quale sarà buono questa quaresima da revoltar sardelle, poichè non è ubedito et il mio festino che mi dava 25, ducati l'anno, questanno intendo che voi non avete volsiuto che si faccia, voi siete obligato a risintecione o compadre mio, oltra voi anco mi avete tolto la mia carcasa della stanza et datta al S.r M.se Valeriano che sta a Mant.a tanto vostro amico vi fo sapere che quella Camera è mia per denari che mi doveva la vechia soarda et la buona anima del vostro Sig.r padre mella rafermò mia, dopoi fatta la stanza delle comedie siche da tutte le parti mi vien fati de gran torti però sig.r compadre se volete che siamo amici fatemi rendere la mia camara, et fatemi pagare il mio festino come mi fece anco il mio compadre Vicenzo che mi dava lui D.ti 25 per carnevale del mio festino, quando si cominciò a fare li quatro festini adunque fate quanto vi scrivo che sarà meglio per me et per non vi venir più a tedio con tante chiachere questa mia sarà per avisarla e N. S. gli dia ciò che la desidera, dal mio festino et camera in poi, di parigi a di 3 febbraio 1614.
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