A CHI LEGGE
La storia, di cui annunzio la pubblicazione all'Italia, è frutto ed amore de' miei studii passati, e mi fu spesso conforto a molti privati dolori ed a molte domestiche amarezze. Comprende il periodo di 20 anni, cioè quello spazio di tempo che dall'anno 1814 si estende al 1834; ma io stampo per ora soltanto la prima parte, in cui si narrano i fatti avvenuti in Italia dal 1814 al 1822; e svela il mio racconto le promesse prima date, poi tradite dai legittimi re, la mala amministrazione dei governi loro, le cause tutte delle conseguenti insurrezioni armate del popolo italiano. Scrissi la mia storia con liberissima penna, poichè nulla io spero e nulla io temo dai principi; la mando ora a stampa con una risolutezza che pochi (mi sia lecito il dirlo) avrebbero il coraggio d'imitare, poichè sono deciso d'incontrare lietamente i pericoli, ai quali mi espongo per essa. Altri più facilmente farà meglio. Molti del nostro paese che attendono alla bisogna di scrivere istorie, di gran lunga mi vanno innanzi per potenza d'ingegno, per vigore di concetti, per magnificenza e vaghezza di stile; nessuno al certo mi vince per generoso intendimento o per amore santissimo della patria. Se io abbia raggiunto il fine che mi era prefisso, giudicheranno gli imparziali e diritti uomini. Ma i tempi che corrono abbisognano di franche e forti dimostrazioni, non di vuote e sonore ciance; e più che a qualunque popolo della terra, è mestieri dire agl'Italiani tutta quanta la verità, e non altro che la verità. A chi pertanto duri la pazienza di leggere per intiero la storica mia narrazione, appariranno, io spero, evidentissime queste tre conchiusioni = Che gli uomini nostri hanno fatto prova fin qui di poco sano accorgimento e senno politico, regolandosi nelle faccende pubbliche con la semplicità de' pensieri; = Che nei principi ed in coloro che si struggono di tenerezza per le croci, le pensioni e gli onori cortigianeschi, veri trafficatori della libertà e della patria, non si può oramai avere più fede alcuna; = Che le rivoluzioni non si debbono fare; o conosciuta la necessità di tentarne una, farla come si conviene, per non andare il dì dopo raminghi, addolorati e scherniti.
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