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      Conservò agli Italiani le leggi civili che avevano innanzi, e il reggimento loro municipale; mostrò sempre una lodevole tolleranza per le credenze religiose, e la fermezza che si richiedeva nell'esercitare il supremo comando; ristabilì l'ordine interno; diè favore al commercio, all'agricoltura, alle lettere; fece rivivere molte forme dell'amministrazione romana; chiamò presso di sè gli uomini più eminenti della sua età, perchè lo aiutassero a fare il bene; avrebbe col tempo e colla naturale energia della mente condotto ancor più oltre il disegno del suo predecessore, se nuovi mali non sopravvenivano a disordinare l'Italia.
      Desideravano i greci imperatori ristabilire la pienezza dell'imperio loro nella penisola italiana; onde, dopo varii tentativi che per cause diverse andarono a vuoto, Narsete, vinto Totila re dei Goti, pose stabilmente in Italia la dominazione greca, rappresentata da un esarca in Ravenna. Ma non durò lungo tempo questa preminenza orientale; imperciocchè i Longobardi succedettero, e Italia rimase divisa fra i nuovi signori, che ne occupavano il mezzo col ducato di Benevento nelle terre di Napoli, e gli antichi dominatori tuttavia padroni della Sicilia, di alcune città marittime sul Tirreno e sull'Adriatico, e della città massima di Roma. Rimasero nondimeno e si propagarono in Italia, anche dopo il regno di Teodorico, esempii di libertà municipale, città, magistrati e istituzioni di libera terra, non un popolo solo nè una sola nazione; ammirava ciascuno e grandemente lodava quel rispetto mostrato dal vincitore per le liberali istituzioni di Roma; vedevi una certa floridezza di province, di campagne e di abitanti, non una compiuta unione di spiriti, di forze e d'intelligenze per fondare un centro di reggimento comune.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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