Il regno d'Italia fondato da Napoleone imperatore si componeva di varii smembramenti di province dell'Italia di mezzo che insieme formavano ventiquattro dipartimenti, quasi tutti chiamati dai nome del fiume principale che bagnava le loro terre; contava una popolazione di circa sei milioni e mezzo di abitanti, ed era il suo territorio fertile, ricco, ameno, abbondantissimo di eletti e svariati prodotti. Un governo franco, unito e nazionale, massima importante di cui pareano penetrati gli Italiani dei tempi di Napoleone, giova non pure ai materiali interessi, ma all'onore e alla forza morale di un popolo, e senza di esso, ogni altro provvedimento che si adotti nel comporre gli Stati nuovi, riesce di niuno o scarsissimo effetto. Si presero le disposizioni opportune a fondare quella gerarchia di amministrazione che provvede al modo pių accomodato di percepire le imposte, ad un sistema di finanza atto ad assicurare il credito, alla creazione di una magistratura valida a far rispettar le leggi, a tutto infine quel complesso di operazioni amministrative per cui si estende l'azione del potere esecutivo alle parti pių estreme dello Stato, alle quali, per cosė dire, trasmette la vita, e la riceve da esse. Regolatore supremo dello Stato a nome del re assente era il principe vicerč, che nell'esercizio delle sue funzioni era assistito da ministri e da tre direttori generali, i quali indipendentemente dal dicastero degl'interni soprantendevano alla pubblica istruzione, alle acque e strade, all'amministrazione dei Comuni.
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