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      Si regolavano prima dell'invasione francese gli Stati d'Italia principalmente coll'uso della legislazione romana, alla quale solevano i giurisperiti, quasi indispensabile corredo di scienza, unire le leggi consuetudinali trasmesse per tradizione, ordinanze particolari, editti imperiali o regii e statuti; della quale immensa congerie di codici e regole forensi, alcune parti formavano legge nello Stato, altre in vece servivano a spiegare le leggi che già vi esistevano, e a dar norme a' magistrati ne' casi dubbii ed intricati. S'aveva per tal modo una farragine di provvedimenti incerti, insufficienti, parziali, contradditorii, quali a puro e vano lusso di dottrina, quali ancora ad accrescimento d'incertezza ne' giudizi legali; e fra mezzo a que' labirinti, a quegli intricamenti ed a quelle incertezze, poteva il discendente di una gran casa mandare i suoi sgherri ad uccidere chi non si fosse tirato da un lato della strada al suo passare, gli avesse negata in moglie la propria figliuola o parlato di lui con parole meno riverenti delle registrate nel formulario della feudalità, avessegli ucciso il cane a caso o a disegno; potevano ancora il libertino ferire di coltello chi gli avesse conteso il possesso della donna amata o usata scortesia nelle taverne, il ricco, il nobile, il potente, il soverchiatore ridersi impunemente della vigilanza dei tribunali, sicuri che le leggi fatte a posta per favorire le loro prerogative, non li avrebbero certamente colpiti in caso di trasgressione. Al tempo della repubblica cisalpina molte di tali leggi, ordinanze, editti e statuti erano state abolite, e ad esse sostituite altre migliori; ma queste pure col progredire degli anni furono trovate insufficienti, imperfette, e convenne metter mano ad una compiuta riforma nel codice sì civile che criminale della Lombardia.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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