In ciò la polizia del regno, per piacere a Napoleone ed a chi in Milano comandava a nome di lui, usò sovente arbitrii, acerbità e rigori non pochi.
Nè omise l'amministrazione del regno d'Italia di estendere le sue cure all'istruzione e alla pubblica educazione. Voleva Napoleone diffondere in tutto l'impero l'educazione militare, essendo le sue proprie tendenze principalmente per gli esercizii di guerra, ed il primo suo amore per la gloria tanto seducente delle battaglie: abolì perciò i conventi e le case pie, solo fra esse conservando quelle che facevano professione di esercitare atti di pubblica utilità e carità; lasciò sussistere l'università di Pavia, e ne migliorò in qualche parte l'insegnamento; stabilì che le due università di Bologna e di Padova venissero pareggiate a quella di Pavia; volle che gli allievi delle università e dei licei s'intendessero tenuti agli armeggiamenti, riuniti in battaglioni sotto la dependenza e la disciplina di comandanti militari; il tutto come ne' campi e negli ordini regolari della milizia a' giorni di guerra. Assegnò ad ogni diocesi un determinato numero di seminaristi esenti dalla coscrizione, e ciò per impedire che in troppo maggior numero che non si convenga vestissero i giovani l'abito ecclesiastico, ed il regno venisse ora a popolarsi di preti, com'era stato prima di frati. I licei occuparono il posto de' collegii per lo più diretti in addietro dai claustrali; la qual cosa rendeva inutile, talvolta anche dannosa, la pratica di quella istituzioni, perchè contrario al sentire dei tempi l'ammaestramento della gioventù italiana.
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