Tutto ciò quanto alle cose.
Quanto alle persone, le disposizioni prese in Milano dal vicerè, e da coloro che egli aveva seco condotti di Francia, inceppavano in gran parte il bene già fatto e i maggiori provvedimenti avvertiti dall'amministrazione del regno. L'articolo 6.° dell'atto costituzionale della nuova monarchia portava, che "i soli nazionali (Italiani) sarebbero chiamati ad occupare gl'impieghi e le cariche dello Stato"; e Napoleone aveva dato in Parigi assicurazione a Melzi, che nell'esercizio dei pubblici negozii del regno non sarebbero ammessi individui stranieri: fatto importantissimo nei governi recentemente ordinati, perchè li assicura della independenza nelle condizioni interne dello Stato. Con tutto ciò, non solo si derogò nel fatto al contenuto di quell'articolo ed all'assicurazione data a Melzi da Napoleone, ma riuscì sommamente biasimevole la scelta delle persone chiamate ad occupare alcuni seggi principali dell'amministrazione o della segreteria del vicerè.
Eugenio manifestava una grande confidenza nell'ingegno, nella perizia e nell'operosità de' suoi Francesi, nè si curava gran fatto di nascondere una sua naturale ripugnanza a valersi nelle importanti commissioni di governo dell'opera degl'Italiani. Egli medesimo in ogni occorrenza rivelava una pratica molto superficiale degli affari civili; e spesso più studioso di piacere alle donne o ai favoriti di corte, che di provvedere alle occorrenze del regno, ne lasciava tutta la cura ad un Méjan, segretario degli ordini suoi.
| |
Milano Francia Italiani Stato Napoleone Parigi Melzi Stato Melzi Napoleone Francesi Italiani Méjan
|