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      Trovando Alfieri in sè medesimo quella forza dell'animo cui sola possono dare una causa santissima da propugnare, ed una volontà determinata a compiere la missione ricevuta dall'alto, pensò di scuotere gl'Italiani servi e corrotti, e lo fece. Rammentò loro la grandezza delle età passate, la servitù dei giorni presenti, l'ignominia che ne derivava alla intiera nazione; li confortava audacemente a riscuotersi dall'ozio vergognoso in cui li tenevano un governo ed un monarca astutissimi, ad unirsi in un grande e solenne pensiero, a tornare sommi nelle scienze, nelle arti, nelle lettere, nelle armi; a rimettere in onore il nome, la sapienza e le glorie più insigni d'Italia. Va con lui per carità patria, per vivido ingegno, per mente operosa, l'italo-greco Nicolò Ugo Foscolo; il quale calcando le medesime orme già innanzi segnate dal severo astigiano, e studiandosi di ritirare la trascorsa letteratura e i trascorsi costumi verso i principii loro, volle restituire alla gioventù italiana nome, patria e pensieri italiani. La esortava nella universale depressione d'allora a serbare contegno fermo e dignitoso, ad aspettare in silenzio il giorno della resistenza, a studiare intanto nei grandi esempii degli antichi come si possa amare la patria, e come onorarla, ma per indole e severità di dottrina superbo, e fiero, non volle inchinarsi all'idolo del suo secolo e fu rimosso dalla cattedra di eloquenza che professava in Pavia. Non aveva il divino Canova la missione di ammaestrare le nazioni per mezzo delle lettere, e bene adempì a tutte le parti di quel nobile magisterio: al Potentissimo dei nostri tempi diss'egli con lodevole franchezza la verità quando la credè utile alta sua patria, e tacque quando, non piacendogli l'abbietta adulazione, s'accórse che il silenzio poteva riputarsi dovere e dignità di cittadino.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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