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      Avevano infin dal secolo scorso messo larghe radici in Italia, quanto alle materie ecclesiastiche, le dottrine di monsignor Ricci vescovo di Pistoia, e quelle di Pietro Leopoldo granduca di Toscana; e dopo l'esempio dato da due personaggi tanto elevati nella stima del mondo, da tutti nella religione desideravasi una totale riforma, non dirò già nel dogma, ma nella disciplina cotanto rilassata, ed una maggior libertà di discussione nelle opinioni religiose. Pareva agli uomini savii, illuminati e dabbene, che fosse oramai venuto il tempo di combattere apertamente colle armi della ragione le vestigia dei pregiudizii con che cercavasi di accreditare la infallibilità del papa, e mettere un freno alla ingerenza che avevano sempre i papi esercitata nelle cose di questo mondo; e ciò senza troppo curarsi delle rimostranze della curia romana. Era oramai impossibil cosa che Roma pensasse a sconvolgere gli stati in Europa o facesse con gl'interdetti sollevare i sudditi contra il proprio sovrano. D'altronde Napoleone, il quale non amava gl'imperii mal fermi e dimezzati, mostravasi risoluto a raggiungere il fine, e comandare da sè. Richiedevasi pertanto, che si diminuisse prima di tutto il numero eccessivo dei conventi, non più sede di costumi puri e ritiro di gente operosa; in seguito, che si riducesse entro più giusti limiti l'esenzione di cui godevano i cherici dalla giurisdizione civile. Spargevano de' frati, che provveduti in principio del necessario al vivere giornaliero dalla carità dei fedeli e dal lavoro delle proprie mani, si videro poi a' tempi del disordinato medio evo crescere per arti malvage loro e per facili credenze del volgo in tanta estensione di potere e di territorii, che il buon ordine e la pace degl'imperii ne vennero più d'una volta turbate, la civiltà delle nazioni danneggiata o interrotta.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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