Le parti che abbiamo fin qui descritte dell'amministrazione del regno d'Italia incamminata in sul principiare del presente secolo, dimostrano apertamente siccom'ella si possa dire mista così di molti beni, come di molti mali, abbenchè nella somma loro appariscano i primi di gran lunga maggiori di mole e di pregio, i secondi piuttosto transitorii, non profondi e temperati da qualche dolcezza di virtù e di fortuna. Furono vantaggi i feudi aboliti e le proprietà più equamente distribuite nelle famiglie, donde il numero de' possidenti cresciuto; cresciute parimente le rendite dello Stato, e per tale aumento nella finanza scemate le origini del debito pubblico; il papato, causa sempre di grandissima apprensione in Italia e fuori di lei, abbassato da quella medesima forza che aveva dianzi consacrata; ridotti gli ecclesiastici ad essere utili, non dannosi o vituperosi alla società; una maggiore influenza delle classi mezzane nell'indirizzo della pubblica cosa; nuovi e savi provvedimenti intorno alle successioni delle famiglie, e conseguentemente assicurato ad ognuno l'uguale possesso dei beni aviti; una lodevole equalità nel godere i diritti civili, nella distribuzione degli impieghi, nell'applicazione della legge e della giustizia; pari i cittadini nelle pene, nei premii, nel biasimo, nella lode, e le superiori classi persuase per infiniti esempi uditi o veduti, che a voler essere nello Stato primo per cariche e per favorir bisognava incominciare dall'essere primo per merito e per utilità di servigi; i lavori più pregiati delle arti belle disposti ad insegnamento e decoro nelle spaziose sale del palazzo di Brera; l'industria alacremente promossa, le strade appianate, moltiplicate, superati monti altissimi dianzi inaccessibili all'uomo per aspri macigni, reso facile il corso de' fiumi per letti scavati, per argini e ponti magnifici eretti; ornate le città nostre di pubblici passeggi, di ameni giardini, di notturne splendissime illuminazioni; una maggiore estensione dei lumi intellettuali, e l'educazione della gioventù non più affidata alle scuole ed ai collegii popolati di frati; ricercato il sapere modesto ed oscuro, e conosciuto, a gara promosso ed esaltato; onorati e protetti i dotti, gl'impiegati tanto civili che militari, le arti, i mestieri, i professori di scienze e di umane lettere, i cultori delle filosofiche, politiche e morali dottrine; scritti e compilati parecchi giornali da uomini molto eminenti nelle lettere, perchè nella nazione diffondessero il gusto alla lettura dei buoni libri; ammaestravano Dandolo, Re e parecchi altri il popolo italiano intorno alla coltura ed al miglioramento delle campagne, al governo dei boschi, delle greggie e dei bachi da seta; molti giovani, è vero, tolti all'agricoltura e all'industria, ma donati edifizii pocanzi religiosi a stabilimenti di educazione, di arti o di pietà, e case di lavoro instituite per sottrarre gl'individui all'ozio, all'inerzia ed a quella povertà che spesso, più che delle sinistre venture, è mala conseguenza dei praticati disordini e della dissipazione delle proprie sostanze.
| |
Italia Stato Italia Stato Brera Dandolo
|