Risultava adunque la necessità di una patria italiana, libera, grande, potentemente costituita dalle esigenze politiche della Francia, dalle previdenze di Napoleone, dall'unità e regolarità degli ordini amministrativi del regno italico, testimonii al mondo di quanto valessero i nostri nell'arte di governare con sapienza civile gli Stati, e dagli ordini militari, che mettendo in chiaro il valore degl'Italiani non inferiori per ispiriti ardenti agli antichi capitani, superiori per arie squisita di guerra, dava col sentimento della forza anche quello dell'onore e della dignità personale. Felici i principi tornati dall'esiglio, se si fossero applicati a mantenere ed esaltare questi sentimenti, non a combatterli e deprimerli! Accennava ancora tale unità di ordini amministrativi e militari, che gl'Italiani dovessero a poco a poco incamminarsi al godimento dell'unità politica; ma che con tutto questo riuscissero a conseguire così subito la totale independenza dallo straniero, non pareva benefizio facile nè sperabile, essendo pensiero di Napoleone, che Italia fosse stretta da vincoli fortissimi di alleanza alla Francia, non si governasse al tutto sciolta e divisa da lei. Ad ogni modo, e poich'ella non doveva essere interamente di sè stessa, ma per un dato spazio di tempo unita ad altri, meglio alla Francia che all'Austria; sì perchè il perseverare nell'amicizia con Francia, nazione grande, potente, vittoriosa, stimolata dal proprio interesse ad assumere una speciale protezione d'Italia, l'avrebbe preservata dal pericolo di una nuova mutazione, e sì perchè ognuno nel regno si aspettava di veder presto cadere molte difficoltà, tostochè avessero fine in Europa quelle guerre disastrose, unico intoppo a chiarire i profondi concepimenti di Napoleone.
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