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      Udrassi allora di lei quello che della Spagna ora s'ode: conquistarsi prima con l'armi la libertà; nascere poi dalla libertà le liete e prospere sorti".
      Con tali accorti blandimenti, che meglio anzi si chiamerebbero col nome di finzioni, perchè di sincero non altro avevano che la vana apparenza, si adoperavano i potentati d'Europa per far levare in armi l'Italia. L'Austria soprattutto, a cui molto premeva di muovere nella penisola i popoli contra l'odiatissimo governo di Francia per portare un utile diversivo alla guerra renana, ne' suoi manifesti largheggiava nelle promesse verso gl'Italiani che volessero riscuotersi da quella indegna dependenza in cui erano caduti, e s'impegnava eziandio con solenni dichiarazioni di dar loro franchigie, affinchè si risolvessero ad accogliere non altrimenti che come liberatrici le orde degl'imperiali. Poi, per meglio mantenere i popoli nell'inganno, i capitani dell'imperatore per tutto dove passavano appiccavano essi medesimi su pe' muri i manifesti mandati da Vienna; chiamavano a segreti colloquii i cittadini più noti per la loro avversione agli ordini presenti, nè mai fra loro ristavano dal magnificare la felicità di cui avrebbero gli Italiani goduto sotto il dominio del loro padre e signore, la somma equità e mansuetudine dei governanti austriaci, il desiderio dell'Austria di mettere un piede fermo in Italia non per altro che per alleggerirvi le gravezze dello Stato, e temperarvi i mali da cui erano gl'Italiani da tanto tempo e sì miseramente travagliati.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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