Erasi per loro largamente soddisfatto al debito dell'onore; a Napoleone imperatore e re avevano essi serbato fede anche negli eventi dubbii; avevano parimente in passato rigettate le offerte di unirsi alle potenze europee armate contra la Francia, ed obbedito ad Eugenio vicerè, quantunque nemico, arbitrario ed ingiusto; avevano infine per la grandezza dell'impero di Francia in più occasioni prodigate le proprie sostanze ed il sangue de' proprii figliuoli: bisognava dunque, ora che la medesima affezione verso le persone poteva riuscire di danno, curare le cose; e posciachè s'erano fedelmente adempiuti gli obblighi di suddito leale e sincero, dovevasi similmente pensare a compiere quelli non meno santi, non meno gravi nè meno onorati di cittadino. Mezzo opportuno e molto conducente a questo fine apparivano le dichiarazioni proposte innanzi della lega, e confermate dall'Austria. Che volevano infatti gl'italiani, e qual cosa avevano essi per tanti anni dal profondo dei loro cuori invocato? Perchè avevano essi, in sul finire del secolo scorso, dato favore all'invasione degli eserciti francesi, e sul cominciare del presente accettata con ugual favore la napoleonica imperiale e vicereale dominazione? Perchè tollerati i trascorsi ora superbi, ora puerili, ora fantastici del vicerè, spesso i sarcasmi e gl'insulti di lui, la insolenza de' supremi governanti parigini e dello stesso Napoleone, e la guerra di Russia in cui erano periti tante migliaia de' nostri? Non per altro certamente, se non perchè in tal guisa comportandosi, credevano di rendersi utili alla patria, vederla un giorno riunita sotto un solo potere, e collocata fra le nazioni d'Europa in quel grado e seggio che si conviene ad una grande e libera nazione.
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