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      Finalmente stanziavano i Tedeschi con eserciti grossi ed agguerriti nella Lombardia, e da tutti si sapeva, che non mai avevano essi rinunziato alle loro pretese di ricuperare un giorno quella provincia già prima incorporata ai domini di casa d'Austria; il quale avvenimento abbastanza significava, che si dovesse andare molto cauti in questa faccenda della independenza assoluta per non tirarsi addosso nuovi mali e nuove contrarietà. Pertanto, fra mezzo ad uno stato di cose tanto intricato, ed a sentimenti così fra loro opposti e disparati, lasciando da banda la questione indefinibile di persone e di dinastie, una sola condizione stimavasi a quel tempo onorata e possibile in Italia: Aspettare confidentemente quello che fossero per deliberare intorno alle sorti generali della penisola e del regno in particolare i principi allora entrati in Parigi, non trascurando nè anco le più sollecite cure affinchè col consenso loro quest'ultimo soprattutto si conservasse; adoperarsi intanto coi più efficaci mezzi onde disporre gli animi dei cittadini nelle presenti avversità, ad un governo monarchico temperato da forme tali, che consentendo ai popoli il diritto di una nazionale rappresentanza, assicurasse loro il godimento dei vantaggi civili e politici innanzi acquistati.
      Il qual desiderio, a vero dire, nulla non conteneva in sè che potesse eccitare i sospetti di qualche potentato anche meno propenso a guarentire franchigie, trovandosi in tutto conforme alle intenzioni infino a quel giorno espresse nei discorsi e nei manifesti dei re confederati.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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