Chi, per lo contrario, pareggiava per Francia, allegava gl'interessi novellamente stabiliti fra le due nazioni, il governo di Eugenio provato e gradito ai più, non invisa la medesima sua persona, tuttavia potente l'imperatore Napoleone, ancorchè minacciato nelle viscere stesse della Francia da eserciti confederati numerosissimi, e tale anzi, che abile da un momento all'altro al risorgere con una vittoria o con una sua bene ideata manovra di guerra, potrebbe fra breve ridurre gli Austriaci alla necessità di prestamente ritirarsi fin oltre il Tirolo. V'erano però alcuni che componevano in Milano e nel regno il così detto partito dei liberali; i quali poco badando all'esercito austriaco che procedeva forte e vittorioso in Italia; poco eziandio aderendosi all'amministrazione ordinata dai Francesi, meno ancora alla persona d'Eugenio pel quale parteggiavano moltissimi nel paese, speravano ad ogni modo poter bastare a sè soli, e riuscire a costituir l'Italia di mezzo libera, independente da ogni influenza straniera, ordinata a governo proprio. Quanto al principe da eleggere per governarli, non volevano costoro propriamente un Austriaco nè un Francese; miravano essi a porre la corona sul capo ad un personaggio illustre, ad un guerriero per esempio, purchè fosse italiano, ad un uomo cospicuo per nome, per autorità, per servigii resi alla patria, non avvertendo alle infinite difficoltà che avrebbe dietro di sè certamente tirate il principio allora ripudiato dai gabinetti d'Europa della elezione per universalità di suffragii o per grido popolare.
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