Consisteva però l'importanza di questa trattazione, per gli Austriaci, che si facessero presto padroni di Milano; pei partigiani di Eugenio e pei liberali, che indagassero le intenzioni dei sovrani alleati in Parigi, dove si discutevano in quel mentre le basi generali dell'equilibrio politico degli Stati. Il primo fine fu conseguito col far nominare in Milano dai partigiani attivissimi di casa d'Austria una specie di governo provvisorio composto di aderenti agl'imperiali, che governasse in vece del senato; per arrivare al secondo, si credette ottimo spediente il conferire i necessarii poteri ad una deputazione di cittadini da mandarsi speditamente a Parigi. Pertanto, non omesse innanzi le debite diligenze presso le persone più influenti affinchè non soffrissero impedimento le proposte deliberazioni, il dì 21 aprile fu nominata in Milano una reggenza provvisoria, nella quale entrarono il generale Pino, Carlo Verri, Giacomo Mellerio, Giberto Borromeo, Alberto Litta, Giorgio Giulini e Giovanni Bazzetta, dediti tutti all'Austria, ma meno palesemente il primo, con qualche riservatezza il secondo. Componevano la deputazione. Marco Antonio Fè di Brescia, Federigo Confalonieri, Alberto Litta, Gian-Jacopo Trivulzi, Sommi, della Somaglia, Giacomo Ciani, Pietro Ballabio e Giacomo Beccaria: era il mandato, di adoperarsi con ogni possibile mezzo perchè nel generale assestamento delle faccende europee non si lasciasse cadere la speranza di conservare la independenza assoluta del regno d'Italia, sia che se gli volesse conservare questa denominazione, sia che se ne volesse un'altra sostituire, con la giunta di una costituzione liberale.
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