Pagina (85/496)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fu proposto il comando delle truppe al generale Pino, che ricusò, scarse avendo egli le ambizioni ad una impresa mezzana ed oscura, o già vinto dalle carezze dei fautori di casa d'Austria, o che sperasse di volgere a proprio profitto le armi e le disposizioni dei soldati compagni d'Italia. Un solo istante di palesata timidezza, ed una repulsa del generale Pino, ostarono a che le sorti scadute di un impero sorgessero in meglio, i vinti e scherniti di un giorno tornassero vincitori e temuti.
      Maledicendo all'Italia ed agl'Italiani, come se questi avessero dovuto invocare a salvatore, ed aspettare salute da chi li aveva insultati sui campi di Russia, tenute pratiche coperte con Bellegarde, dato i forti e l'esercito in mano al nemico naturale d'Italia, rubate le paghe e la massa ai soldati, partivano dal regno Eugenio e seco quel Méjan, segretario, confidente, ed esecutore de' suoi più assoluti voleri. Ma non se n'andavano sprovvisti d'oro e di masserizia, come quando erano in Milano la prima volta venuti, che via se ne portavano, in particolare il vicerè, oltre la sicurezza di serbare in avvenire quanto possedeva in beni nelle Marche, parecchi milioni in numerario, ed una galleria ricchissima de' più eletti pregi dell'arte, capolavori de' nostri migliori maestri, edizioni rare e di gran prezzo di antichi autori assai lodati, e non poche altre preziosità, frutto delle spogliazioni in varii tempi e modi estese a' musei, alle chiese ed alle biblioteche de' conventi delle soppresse società religiose.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





Pino Austria Italia Pino Italia Italiani Russia Bellegarde Italia Eugenio Méjan Milano Marche