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      Apertesi le trattative intorno alle cose d'Italia, e volendo quivi, siccome ne faceva pubblica promessa il congresso viennese, incominciare le sue decisioni da un grande atto di giustizia, statuì che l'Austria rientrerebbe in possesso di Milano e di Mantova; acquisterebbe altresì gli Stati veneti di terraferma con la giunta di alcuni territorii che, per antichi accordi fra i potentati italiani, appartennero un tempo agli Stati di Parma e di Ferrara; acquisterebbe ancora, non solo le terre della Valtellina con le contee di Bormio e di Chiavenna, siti molto opportuni a sopravvedere dappresso le cose della Svizzera, ed in caso di bisogno, introdurvi dissensioni, ma più lungi, in fondo alla Dalmazia, quelle che una volta componevano la repubblica di Ragusi.
      Erasi già innanzi stabilito, siccome provvedimento da accettarsi in avvenire nel diritto pubblico d'Italia, che le potenze i cui Stati fossero attraversati da uno stesso fiume navigabile, avrebbero fra di loro regolato tutto ciò che si riferiva alla navigazione interna, affinchè ella potesse essere facile, comoda a tutti e interamente libera, salvi però i consueti regolamenti di polizia locale; uniforme e immutabile la gravezza dei diritti di navigazione, i quali nondimeno nulla non avrebbero di comune con quelli che dipendono dalle dogane, ed ogni Stato da sè curerebbe quanto spetta il governo delle diramazioni che toccano e bagnano i suoi domimi. Alcune di queste disposizioni generali potendo più specialmente applicarsi ai territorii posseduti dall'Austria in Italia e bagnati dal corso dei fiumi, il congresso di Vienna dichiarò, che i principii generali adottati dagli Stati d'Europa per la navigazione sui fiumi sarebbero del pari applicabili al Po. Essendosi di poi riconosciuto conveniente di conservare al Monte-Napoleone di Milano i mezzi da poter soddisfare agli obblighi verso i suoi creditori, si convenne, che i beni stabili appartenenti al medesimo ed esistenti nei paesi già prima componenti il regno d'Italia, e passati ora sotto il dominio di altri principi, rimanessero e s'intendessero medesimamente obbligati verso del monte suddetto; spedirebbero le potenze interessate loro incaricati in Milano per concertarvi coi commissari imperiali le finali misure da prendersi in proposito.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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