Allegava in questo proposito l'inviato genovese, che comprendendo in sè la regione ligure un suolo sterile, povero e dalla natura chiuso in angusti confini, non si poteva in altro modo rimediare a tale inconveniente fuori che col commercio; il quale, com'è dimostrato per esempii storici di popoli antichi e moderni, diventa la necessaria occupazione di un popolo attivo, intraprendente, e che abbia dinanzi a sè un vastissimo spazio di mare che lo alletti alle imprese. Rammentava ancora, che un tal commercio, florido sotto l'antico governo genovese, desideroso di migliorare la sorte de' cittadini con provvedimenti finanziarii poco dispendiosi, piuttosto che peggiorarla con arricchire l'erario a spese delle classi industri e commercianti, non potrebbe durare nella stessa condizione in Genova e nello Stato ligure, qualora venisse questo ad essere retto da un governo diverso per istituzioni, e più esteso per territorii; nel qual caso, sagrificato il Genovesato alle esigenze d'interessi non suoi, e ad una quantità di bisogni a niun modo compensati da vantaggi proprii e locali, invece di sanare le ferite e i danni cagionati da una guerra disastrosa di quindici anni, dovrebbe in avvenire sottostare a nuovi danni, a nuove perdite, e conseguentemente ad una irreparabile rovina. Conoscere, conchiudeva Pareto nel suo scritto, Bentinck presente questi bisogni e questi desiderii dei Liguri, amarli, promuoverli, incoraggiarli, nè altro mancare perchè prontamente in atto si riducano, che il manifesto consentimento degli augusti alleati.
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