Le minori ragioni sapute da tutti, per cui non potè durare la repubblica ligure, si incontrano nelle nemicizie esterne, massime dell'Inghilterra costante sostenitrice nel congresso degl'interessi del Piemonte a danno della Liguria; le maggiori, ignorate finora o non abbastanza avvertite dai contemporanei scrittori, furono la grettezza e viltà, non dirò dei cittadini, i quali nulla non conoscevano di siffatto mene, ma dei nobili genovesi nello spendere. E in primo luogo, volendo i confederati, come dicevano, stabilire la riunione del Genovesato al Piemonte sopra basi fisse e liberali, egli è chiaro, che ciò fare altrimenti non potevano che con una costituzione; ma anche in questo fuvvi ignoranza o doppiezza da parte loro, poichè intervenendo gli inviati del re di Sardegna con dire, che avendo da tempo immemorabile i sovrani del Piemonte negli Stati loro le Regie Costituzioni cui attendeva ora Vittorio Emmanuele a ripristinare ne' suoi dominii, e con certe modificazioni estendere anche alle popolazioni della Liguria, i principi e i ministri loro credettero o finsero almeno di credere alle assicurazioni date dai plenipotenziari del re di Sardegna. In secondo luogo, stando a cuore ai nobili e banchieri genovesi che si provvedesse stabilmente alla franchezza e independenza della patria loro, era richiesto un grande sforzo di sagrifizii e di generosità nello aprire le borse riboccanti d'oro; farsi innanzi con offerte molto larghe di doni e con qualche milione di lire, profondendole ai ministri, agli ambasciatori, alle cortigiane che trattavano allora in Vienna le faccende d'Europa, e con tal mezzi Genova e la sua libertà sarebbero state salve.
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