Ma Serra, che in segreto aspirava a salire dal modesto seggio di un governo temporaneo a quello assai più pregiato ed eccelso di doge della repubblica o principe dello Stato ligure, mostrò fin da principio una certa ripugnanza all'andata del Brignole a Vienna; temperò dipoi la foga de' suoi desiderii, quando s'avvide che un simile tentativo potrebbe riuscirgli inutile; non s'accinse però con quella buona e franca disposizione dell'animo, che avrebbe dovuto, a tutelare la pubblica cosa dei Genovesi nel congresso viennese. Quindi, soprastando sorti perverse, fece il governo provvisorio al suo inviato Brignole-Sale l'assegnamento di 5,000 franchi per le spese di andata e ritorno, e di franchi 19,000 all'anno per tutto quel tempo che rappresenterebbe in Vienna il nome e le parli della patria comune(14): per la quale parsimonia dei pubblici e privati denari, la maggior gloria dell'antichissima repubblica ligure; quella del risorgere dalla maravigliosa catastrofe dell'impero di Napoleone, andò miseramente e irremissibilmente perduta. Fu invero degna mercede pagata dai confederati a quegli avari mercatanti, i quali portarono più amore agli scrigni loro e alle cambiali, che alla independenza della nazione.
Conchiudiamo. Molte disonestà di principi e molte miserie di popoli leggeranno i posteri con dolore infinito nelle storie d'Italia; ma disonestà e miseria che per la immanità loro si possano paragonare a questa dazione del Genovesato al Piemonte, io per me credo nissuna. Fu traffico insieme e sfrontata violazione del diritto delle genti.
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