Dipoi, accordatesi l'Inghilterra, l'Austria, la Prussia e la Russia, che la dizione parmense cedesse in piena potestà dell'arciduchessa Maria Luigia d'Austria, già imperatrice de' Francesi, l'imperatore, con sue patenti del 27 luglio 1814, sopprimeva la reggenza provvisoria, instituiva in sua vece un consiglio di Stato, e chiamava a capo del governo, finchè non ne prendesse possesso la nuova duchessa, il conte Magawly Cerati. Non mancò in quella occasione il ministro spagnuolo di opporsi in nome del suo sovrano alla sentenza del congresso, non cessando tuttavia dall'insistere perchè l'intiero ducato si restituisse ai Borboni di Spagna. Allegava in proposito la volontà espressa dagli alleati, di ristabilire cioè le cose in Europa sul piede medesimo dell'ottantanove; ed aggiungeva, che se non si voleva restituire lo Stato di Parma e Piacenza agli antichi padroni, potevasi a modo di compenso far rivivere il regno d'Etruria in favore dei Borboni.
Gl'importanti servigi che la Spagna avea resi alla causa della lega, meritavano certamente che si avesse particolare riguardo alle dimande del suo inviato, ed il congresso nominò una commissione per riferire ai ministri dei confederati sulle pretensioni del ramo cadetto dei Borboni di Spagna sopra il ducato. La commissione non si riunì mai; e solo a proposta del principe di Talleyrand, che ne faceva parte, l'Austria si mostrò un momento disposta a restituire quello Stato ai Borboni, ritenendo in sua mano la città di Piacenza, punto militare di molta importanza verso il Po. Anche a questo provvedimento si oppose la Spagna per mezzo del suo ambasciatore in Vienna, chiedendo formalmente la restituzione dell'intiero ducato, o in difetto di esso, la concessione del regno d'Etruria qual era stato ordinato da Napoleone.
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