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      Ma le maggiori difficoltà a tale riconoscimento si levavano in Vienna, dove principalmente e avanti a tutti insistevano per la causa della legittimità ed in favore di Ferdinando di Sicilia, la Francia e la Spagna per ragioni di parentado: già l'odioso nome di re intruso, pessimo principio di regno, spaziava nel congresso per le bocche francesi e spagnuole. Solamente l'imperatore Francesco d'Austria, il quale poco avanti aveva concluso un trattato di congiunzione con Giovacchino, non faceva pure le viste di volersene ritirare; e quantunque taluni, soliti a giudicare delle cose dopo i risultamenti loro, abbiano preteso che le dimostrazioni cotanto favorevoli dell'Austria fossero meglio necessario consiglio dei tempi, che sincero desiderio di accordo, certo è ancora, che se i fatti che seguitarono dappoi voltarono in peggio le condizioni del re, la colpa fu più di lui, che di lei. Che se la corte di Vienna portò sempre mala volontà ai governi nuovi, e nel presente caso era per lo manco sospetta, Murat era pure; ed anzi, ora con le mene segrete, ora con gli andari tortuosi, diede egli in tutto il tempo delle negoziazioni segni non dubbii di un operare incostante, immoderato ed avverso. Né tali pratiche aveva Murat condotte con tanta segretezza, che l'Austria non le risapesse. Perciò spesso l'imperatore esortava: Restituisse al papa le Marche cui persisteva a far guardare da' suoi soldati; avere, per verità, gli alleati promesso di dargli un accrescimento di territorio in quella parte della dizione romana, il quale comprendesse almeno quattrocento mila abitatori, ma essersi ancora desiderata da lui una cooperazione franca, sincera ed efficace contro la potenza dei Francesi in Italia, non una dimostrazione dubbia, sempre varia, intralciata e poco meno che ostile; questa essere la vera causa delle in gran parte mutate affezioni verso di lui, e del non trovarsi fra i potentati europei una sola volontà bene inclinata a Murat.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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