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      Consegnò allora Talleyrand al ministro inglese un suo foglio, in cui per disteso si enumeravano le sopradette ragioni.
      Essersi, diceva lo scritto, convenuto in Parigi, infin quando Napoleone mandò il cognato a sedere sul trono di Napoli, che Murat avrebbe lasciato il suo regno quante volte il bene e l'interesse della Francia il richiedessero di una rinunzia; e su questo articolo massimamente il plenipotenziario francese invocava l'attenzione dei collegati, siccome quello che bastava per sè solo a giustificare le loro deliberazioni in favore del Borbone; imperciocchè se Napoleone era stato detruso dal trono, la Francia e gli obblighi originati dalle internazionali sue relazioni, finchè non li distruggessero altri patti o trattati, erano e rimanevano sempre gli stessi. Soggiungeva poi Talleyrand: Per più anni in Europa esservi stata lotta ostinata fra due opposti principii, la usurpazione, mostro nato dalla rivoluzione, ed il legittimo possesso, principio venerato nelle monarchie che prendono a guida delle azioni loro la giustizia. Ora, il non riconoscere Ferdinando di Sicilia in legittimo signore di Napoli, essere lo stesso che santificare la forza che lo aveva sbalzato di seggio, e far lecita per tal modo la usurpazione; ma alla prima opporsi la dichiarazione dei confederati, di volere cioè rimettere in Europa i governi sul piede medesimo in cui si trovavano prima della rivoluzione di Francia dell'anno 1789; alla seconda opporsi il dogma della legittimità, che tanto dee prevalere nelle monarchie.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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