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      Ma il plenipotenziario francese, fatto in ciò consapevole della volontà del suo signore, si lasciò intendere destramente, che la sola dimanda ch'egli credesse possibile per Murat in un generale assestamento di cose europee, al quale aveva posto mano il congresso, quella era, di fargli assegnare un compenso qualora cedesse tosto e pacificamente dal regno; ogni altra speranza che in se stesso il principe imprudentemente accogliesse, sarebbe affatto contraria agli aggiustamenti conchiusi o già prossimi a conchiudersi, e per tale motivo di niun profittevole risultamento.
      Pervenute le riferite novelle a Giovacchino, non istette molto tempo in forse di quello che la necessità esigesse da lui. E stantechè non voleva egli in mezzo agli accidenti che di lontano si preparavano essere côlto alla sprovvista, continuava intanto a compire i numeri delle sue legioni, ad addestrarle nel maneggio dell'armi, a distribuirle nelle stanze più alla frontiera vicine. Nè la fortuna si mostrava infedele a tanta operosità. Imperciocchè avendo a questi giorni la Russia formalmente dichiarato di voler serbare per sè non solo il ducato di Varsavia, ma tutte le province polacche cedutele dalla Prussia coll'accordo di Tilsitt, e dall'Austria col trattato di Schoenbrunn, parte dell'antica Gallizia, e che sono quelle province le quali costituirono dopo il 1815 il maggior nerbo del regno di Polonia, ne surse fra i potentati convenuti al congresso una discussione tale, che minacciò di prorompere in manifesta contesa.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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